Parole, parole, parole. E poi finirò a fare cappuccini.

23 dicembre 2016

 

Qualcosa nell’aria mi suggerisce che, a meno che non decida finalmente qualcosa di serio riguardo la mia vita (e tutti sanno che non accadrà di certo a breve termine), finirò ben presto a fare cappuccini ai turisti italiani. Anzi, peggio, ai turisti cinesi. Che nemmeno si renderanno conto che quel cappuccino è tra i peggiori mai esistiti nella storia. Perché – siamo sinceri – avrò anche detto belle cose e fatto pensieri talmente profondi da far scendere qualche lacrimuccia, ma tra il dire e il fare il gap è vastissimo.

 

Breve analisi della situazione

  • Inglese: me la cavo. Capisco quasi tutto. Tranne gli inglesi, col loro accento impossibile. A livello quotidiano riesco a sostenere conversazioni con chiunque. Ma insomma, andare a cercarmi un lavoro come specialista della comunicazione? Davvero? Forse negli anni potrei raggiungere un livello adeguato, ma dubito io possa sopravvivere fino a quel momento con lo stipendio da tirocinante. E anche l’azienda per la quale ho appena iniziato, mi manderanno a casa non appena vedranno che i miei post saranno tremendamente italiani. E che non miglioreranno nel tempo;
  • Università: ah, già. L’università. A momenti credo di essermi già laureata. Ormai con la testa sono li. E poi realizzo che – invece – dovrei proprio studiare. Ammetto di essere stata molto brava le settimane scorse e di essere in perfetto timing con il piano di studio (prima volta nella mia vita che faccio un piano di studio. Qualcosa sta cambiando), ma – non appena ho iniziato il nuovo lavoro – le mie energie sono crollate sotto i piedi. Ciò significa che, se non mi do una ripigliata, i libri prenderanno la polvere e io dovrò puntare tutto sul mio sorriso smagliante e il mio sguardo che chiederà pietà e comprensione;
  • Umore: sono una persona lunatica. In un momento sono felice, in quello successivo odio il mondo intero. Ad Amsterdam manca la luce del sole. E non dico il fatto che alle 4 di pomeriggio è già buio, intendo proprio il sole. I raggi diretti del sole. Il cielo è sempre coperto oppure il sole è talmente basso e debole che potrebbe sembrare la luna. Mi guardo allo specchio e mi vedo sempre più bianca. Anzi, color malaticcio proprio. E – si sa – il sole influisce sul rilascio di endorfine. Poco sole significa poche endorfine, poche endorfine significa sbalzi umorali, fino ad arrivare – nei casi più gravi – alla depressione. A questo livello non c’è il rischio che io ci arrivi, ma gli sbalzi umorali che ogni tre per due mi faranno cambiare idea sul lavoro da fare li aspetto di continuo.

 

Ma va benissimo così

A proposito di sbalzi umorali, ho iniziato questo post con un pensiero in testa. Un pensiero che si è completamente ribaltato nel tempo impiegato per scrivere il paragrafo precedente. Evvai.

Chiusa parentesi.

In fondo, va bene. Va bene che io faccia finta di sapere l’inglese e che mi metta a fare un tirocinio in cui le parole ben utilizzate sono la cosa più importante. Va bene se mi manderanno a casa quando si renderanno conto che non sono la persona di cui hanno bisogno. Va bene se finirò l’università grazie ai sorrisi o alla fortuna. E si, va bene anche se mi troverò a preparare cappuccini ai cinesi.

Perché:

  1. Non parlerò mai un inglese perfetto ma, a sbagliare tutti i giorni, qualcosa anche lo imparerò;
  2. Non faccio al caso loro e cercheranno qualcun altro? Vabbè, avrò raggiunto il mio obiettivo, tutto ciò che avevo scritto un mesetto fa (qui) riguardo la decisione di rimanere qui. Non sono la migliore e non posso riuscire in tutto, qualcosa avrò sicuro imparato e – per finire – chissà dove sarò nel mondo tra un anno;
  3. Sorrisi e fortuna? Beh, finita sarà comunque finita. E – cascasse il mondo – entro il 2017 quel pezzo di carta chiamato laurea sarà nelle mie mani. Beh, ripensandoci, cascasse il mondo non mi converrebbe più terminare l’università. In tutti gli altri casi sì però;
  4. Ho 25 anni, vivo ad Amsterdam, sono una persona intraprendente. Non sono mai andata alla ricerca della carriera e della gloria. Una giornata negativa la riesco a dimenticare non appena mi siedo a bere una birra con gli amici. E ciò di più negativo che mi accade – almeno per ora – è qualcosa tipo un semaforo rosso di troppo o perdere il traghetto per questione di secondi e dover aspettare 4-5 minuti quello successivo. Anche il peggior cappuccino mai preparato, lascerebbe sufficiente spazio per gli amici e per la vita extra lavorativa. Quindi sì, andrebbe bene anche se andasse a finire così.

Ps: no, non la smetto di fare l’odiosa signorina “Trovo qualcosa di positivo in tutto”.

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2 commenti su “Parole, parole, parole. E poi finirò a fare cappuccini.

  1. Roberto il said:

    Maddy, sei fantasticamente super!
    Continua così e tutto si avvererà… ma una cosa mi preoccupa assai: come farò con la birra?
    Il destino penserà per me.
    Amsterdam sole o non sole, pioggia e pedalate … Passa a trovarci.
    Ciao!

    • mad.dame il said:

      Grazie davvero Roberto!
      Per la birra ti propongo di fare un salto in quella bellissima valle dei laghi e farti una bella scorta ;)

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